Il governo apre a modifiche sul ddl IA
Per un disegno di legge che pareva blindato fin dall’inizio, le ultime dichiarazioni del Governo sul ddl IA alla Camera sembrano aprire uno spiraglio per mettere al riparo “determinati gruppi specifici” da possibili “risultati iniqui, dannosi o comunque sfavorevoli”: così il Sottosegretario Butti.
Resta da capire quali categorie facciano parte di questi “gruppi specifici”. Strade è d’accordo con Egair e chiunque oggi affermi con forza che autori, artisti, interpreti ed esecutori vadano inclusi nella lista. Da anni infatti i nostri dati, frutto del nostro lavoro, sono usati per addestrare sistemi di IA, in violazione del diritto d’autore e generando immenso valore economico senza consenso né compenso: se non è un risultato iniquo e dannoso questo, non si sa quale debba esserlo.
Resta poi da capire in che modo lavoratrici e lavoratori creativi siano messi al riparo da queste nuove forme di sfruttamento, visto che tante figure dell’editoria e della produzione culturale sono ancora escluse dalla contrattazione collettiva e che secondo il ddl la competenza sulla vigilanza sarà tutta accentrata presso nuove agenzie a diretta dipendenza della Presidenza del Consiglio. Strade si unisce all’appello per una trasparenza effettiva, chiede la consultazione permanente delle parti sociali nelle procedure di implementazione e vigilanza e rivendica l’obbligo di contrattualizzare con gli autori la cessione con finalità di addestramento.
Infine, resta da capire come mai, al di là del diritto d’autore, la maggioranza ritenga necessario legiferare per decreti delegati, aggirando completamente il dibattito parlamentare e dando carta bianca al Governo su una materia così nuova e delicata: di che cosa hanno paura?