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Dal DL Rilancio un fondo d’emergenza per i traduttori editoriali

pubblicato il in News

Il 16 ottobre 2020 il MiBACT ha annunciato che una parte del fondo cultura istituito all’interno del decreto Rilancio è stata destinata alle traduttrici e ai traduttori editoriali: per la precisione, 5 milioni di euro sui 231,5 stanziati per il 2020. Il decreto attuativo è scaricabile qui e fa riferimento al secondo comma dell’art. 183 del Rilancio (DL n. 34 di quest’anno), emendato in fase di conversione prima della definitiva conferma parlamentare il 17 luglio. A questa pagina tutti i dettagli sull’invio delle domande – da effettuare esclusivamente via pec entro il 18 novembre. Consigliamo di leggere le FAQ con attenzione. Di seguito una panoramica sulla misura, sul percorso che ha portato al suo varo – e alcune considerazioni di ordine politico.

Il contributo, di natura emergenziale, è stato deciso “tenuto conto dell’impatto economico negativo sui lavoratori percettori di redditi derivanti da diritti d’autore conseguente all’adozione delle misure di contenimento del Covid-19”. Anche i beneficiari della ripartizione come da art. 90 del Cura Italia hanno diritto ad accedervi.

Citando le parole del ministro Franceschini, “possono presentare domanda di contributo i soggetti appartenenti alla categoria dei traduttori editoriali, maggiorenni, residenti in Italia e percettori di reddito soggetto a tassazione in Italia che siano in possesso dei seguenti requisiti:

a) Reddito complessivo lordo non superiore a 28.000 euro riferito all’anno 2019;
b) Reddito derivante da diritto d’autore pari ad almeno il 20% del reddito complessivo nel 2019 e comunque non inferiore a 1.000 euro riferito all’anno 2019.

Ai beneficiari è riconosciuto un contributo massimo pari al 25% del reddito percepito nel 2019 e comunque non superiore a 3.000 euro”.

In assenza di codici Ateco univoci, l’appartenenza alla categoria sarà confermata via autocertificazione. Questa è la grande differenza rispetto al beneficio Siae: stavolta il contributo non è indirizzato a tutti gli autori, bensì unicamente alle traduttrici e ai traduttori editoriali. Il che consentirà un primo censimento statisticamente rilevante dei lavoratori che traducono in regime di diritto d’autore.

L’emendamento all’art. 183 parla di figure “che ricavano redditi prevalentemente dai diritti d’autore” nel contesto del “Fondo per le emergenze delle imprese e delle istituzioni culturali finalizzato a: sostenere le librerie, l’intera filiera dell’editoria, compresi le imprese ed i lavoratori della filiera di produzione del libro, a partire da coloro che ricavano redditi prevalentemente dai diritti d’autore“. In questa formulazione rientrano senza dubbi i traduttori editoriali, ma anche altre figure dell’editoria come gli illustratori.

Strade ha reagito immediatamente alla crisi Covid-19 chiedendo un fondo mirato e raccogliendo firme, anche molto prestigiose, con la petizione Il Cura Italia non dimentichi la cultura. Fin da giugno abbiamo avviato un dialogo col MiBACT, nell’ottica strutturale di creare un Fondo per le traduttrici e i traduttori italiani. In luglio, col sostegno di AITI e ANITI, abbiamo fatto avere al capo di gabinetto del ministero una proposta di ripartizione del fondo previsto dal Rilancio centrata sulla situazione dei traduttori editoriali alla luce dell’andamento dell’anno corrente (dati AIE). Proposta che il testo del recente decreto attuativo dimostra essere stata accolta. Strade ha conseguentemente scritto al ministro ringraziandolo per la volontà politica di far emergere la categoria dei traduttori editoriali quali lavoratori a tutti gli effetti.

Ora la prospettiva di Strade torna a essere strutturale: l’istituzione di un Fondo, nella fattispecie ispirato al modello tedesco, consentirà di intervenire sul discorso compensi, creando il presupposto necessario per affrontare il tema della previdenza e quello degli ammortizzatori sociali. L’altro obiettivo del Fondo sarà finanziare la formazione permanente.

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